Anche la Corte di Cassazione conferma: le cene pre-elettorali tra l’allora consigliere provinciale di An Giorgio Magliocca e il boss mafioso Raffaele Lubrano, detto Lello, al ristorante “Ebla”, in vista delle elezioni comunali di Pignataro Maggiore (CE) del maggio 2002, effettivamente ci furono. Al plurale, “cene”, non un solo incontro tra il potente e sanguinario boss e il futuro sindaco di Pignataro Maggiore, città tristemente nota come la “Svizzera dei clan”. È sicuramente questo il motivo per il quale i sodali di Giorgio Magliocca – nonostante ne abbiano cantato le lodi in tutti i modi, naturalmente coadiuvati dalla stampa asservita ai comitati d’affari e alle consorterie politico-mafiose – non hanno finora pubblicato nella versione integrale la decisione con la quale la Corte di Cassazione aveva annullato con rinvio l’ordinanza del Tribunale del Riesame di Napoli. Si legge, tra l’altro, nell’atto della Cassazione: “Le rilevate carenze motivazionali in ordine alla gravità ed univocità del compendio indiziario impongono l’annullamento della ordinanza impugnata, con rinvio al Tribunale di Napoli, perché proceda a nuovo esame”. Non comportando, però, “la presente decisione la rimessione in libertà del ricorrente”.
Il citato testo della decisione della Corte di Cassazione è lungo e 
complesso, ovviamente arricchito dalle necessarie “tecnicalità”, con parole che possono risultare completamente chiare solo agli addetti ai lavori. Ma su una cosa la Cassazione è chiarissima, anche per un semplice giornalista e per i suoi (pochi) lettori: fa piazza pulita delle notizie false, mettendo la parola fine alle manovre di quelli che (a cominciare dallo stesso Giorgio Magliocca) hanno sempre negato le famigerate cene al ristorante “Ebla”.
“Plausibile, appare per l’effetto della conclusione, tratta all’esito dell’illustrazione e valutazioni dei testi di riferimento (…) – sottolineano i giudici della Corte di Cassazione – che le cene potevano ritenersi avvenute (…). Le osservazioni articolate dal ricorrente in ordine alla attendibilità, sul punto degli incontri a cena, dei testimoni di riferimento Eliseo Cuccaro e Francesco Parisi, non superano la soglia della opinabilità, e si risolvono in considerazioni di merito, o meglio nel tentativo di confutare dialetticamente le considerazioni, non illogiche né carenti, dei giudici di merito, sottratte perciò al sindacato di questa Corte”.
Ora i riflettori sono puntati sul processo con il rito abbreviato che si terrà a carico di Giorgio Magliocca, imputato di concorso esterno in associazione mafiosa, al Tribunale di Napoli, davanti al Giudice dell’Udienza preliminare, dott. Eduardo De Gregorio, in data 20 dicembre 2011. L’opinione pubblica vuole sapere dal processo se tra Giorgio Magliocca e Lello Lubrano vi fu uno scellerato patto politico-mafioso o se – ipotesi che qualcuno potrebbe avanzare su certa stampa casertana – i due si incontravano per discutere di filologia romanza o letteratura tardo-medioevale, papirologia egizia o iconografia russa. E magari scoprire che Lello Lubrano, in realtà, non fu ucciso dal “clan dei casalesi” in un regolamento di conti tra bande criminali, ma fu vittima di un agguato voluto da una setta segreta di cultori della poesia latina dell’età imperiale.
Torniamo alle cene. Per quanto riguarda noi di “Pignataro Maggiore News”, possiamo dire fin da adesso che avevamo ragione – e lo dice anche la Cassazione – nello scrivere che Giorgio Magliocca si era incontrato più volte con il boss Lello Lubrano, commensali rispettivamente accompagnati da Eliseo Cuccaro e Francesco Parisi al ristorante “Ebla” di Triflisco, nel territorio del Comune di Bellona. Al resto del giornalismo casertano la conferma della Cassazione non è sembrata una notizia, preferendo addomesticare i fatti. Peggio per lui, per il giornalismo magliocchiano.
Rosa Parchi