Pignataro Maggiore: la sede dei vigili urbani sarà trasferita nell’immobile confiscato in via Ferdinando IV di Borbone. Schiaffo al clan Lubrano-Ligato

Prima di andare via, il commissario prefettizio dott. Vincenzo Lubrano, viceprefetto, ha fatto un’ottima cosa per la comunità di Pignataro Maggiore, approvando con i poteri del Consiglio comunale una deliberazione (la numero 4 del 12 maggio 2011) con la quale si è deciso di trasferire i vigili urbani nell’immobile confiscato al boss della camorra Raffaele Ligato in via Ferdinando IV di Borbone.

La lotta alle cosche ha grande bisogno di gesti di forte impatto simbolico; e a nessuno sfugge che la presenza della Polizia locale in un immobile con tanto di cartello con su scritto “Bene confiscato alla camorra” rappresenta uno schiaffo ai danni della potente e sanguinaria consorteria mafiosa Lubrano-Ligato che impera nella città tristemente nota come la “Svizzera dei clan”. Un altro duro colpo per la cosca Lubrano-Ligato, che il 15 e 16 maggio 2011 ha pure perso le elezioni comunali ed ora è alla ricerca di una rivincita, con le “buone” o con le cattive. La situazione è molto pericolosa.

Del trasferimento dei vigili urbani nell’immobile ex-Ligato hanno già parlato il neo-sindaco Raimondo Cuccaro e il comandante della Polizia locale, capitano Alberto Parente, entrambi intenzionati con l’intera Amministrazione comunale a dare corso in tempi brevissimi alla decisione assunta dal commissario prefettizio Vincenzo Lubrano. C’è grande attesa anche per la cerimonia inaugurale alla quale, con l’Amministrazione comunale e la società civile pignataresi, saranno invitati magistrati, forze dell’ordine, esponenti politici, imprenditori, sindacalisti e uomini di cultura. Una sfida alla camorra che non si era potuta realizzare fino a quando non è stato arrestato per concorso esterno in associazione mafiosa l’ex sindaco Giorgio Magliocca, eletto nel 2002 e nel 2006 sotto la cappa intimidatoria del clan Lubrano-Ligato.

Come è noto, l’immobile ex-Ligato di via Ferdinando IV di Borbone era stato in precedenza affidato (restando inutilizzato) all’associazione “Mondotondo”, presieduta da Arturo Gigliofiorito, conosciuto pure per l’impegno politico e istituzionale al Comune di Caserta nelle file del Pd. Per Arturo Gigliofiorito, anch’egli indagato nell’ambito dell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Napoli sullo scandalo dei beni confiscati che ha portato alla carcerazione di Giorgio Magliocca, era stato chiesto l’arresto, ma il Giudice delle indagini preliminari aveva respinto in questo caso l’istanza dei pubblici ministeri. Nonostante la differente appartenenza politica, il Pd Arturo Gigliofiorito non perdeva occasione per difendere (oltre che se stesso) l’ex sindaco pignatarese Giorgio Magliocca (Pdl, ex An). Un rapporto evidentemente profondo, tra i due, cementato anche dal fatto che sia Arturo Gigliofiorito sia Giorgio Magliocca avevano interessi nella società editrice del quotidiano casertano “Centocittà” (che ora non esiste più). Gigliofiorito proprietario direttamente di quote sociali, mentre Magliocca si avvaleva di un prestanome, Michele Di Lillo, ex membro del consiglio d’amministrazione del famigerato consorzio Ce4, fratello dell’ex assessore pignatarese Claudio Di Lillo e uomo di collegamento tra lo stesso Magliocca e il molto discusso imprenditore Mario Turino, quest’ultimo con all’attivo legami d’affari con le famiglie mafiose Lubrano, Nuvoletta e Ligato e con l’imprenditore del calcestruzzo Nicola Palladino, che orbita nell’area di influenza di camorra imprenditrice del superlatitante del “clan dei casalesi” Michele Zagaria. I rapporti politicamente trasversali e le cointeressenze tra Gigliofiorito e Magliocca erano stati ampiamente illustrati – nell’ambito delle indagini disposte dalla Direzione distrettuale antimafia – in un lungo interrogatorio alla Sezione anticamorra della Squadra mobile della Questura di Caserta dal giornalista Enzo Palmesano, autore di un’imponente investigazione giornalistica sullo scandalo dei beni confiscati.

Adesso non resta che attendere di vedere operativo il trasferimento della sede dei vigili urbani nell’immobile di via Ferdinando IV di Borbone, con una sollecitudine la cui rilevanza deve essere ben presente nella responsabilità del sindaco Raimondo Cuccaro e del capitano Alberto Parente.

Rosa Parchi

Di seguito la delibera firmata dal commissario prefettizio:

sede-vigili-beni-confiscati.pdf

 

Pignataro Maggiore: la sede dei vigili urbani sarà trasferita nell’immobile confiscato in via Ferdinando IV di Borbone. Schiaffo al clan Lubrano-Ligatoultima modifica: 2011-05-19T15:36:00+02:00da davidema2
Reposta per primo quest’articolo