Il drammatico racconto del maresciallo dei carabinieri Antonio di Siena: “Nel suo ufficio il sindaco Giorgio Magliocca era a colloquio con il camorrista Giuseppe Pettrone”.

Uno scontro tremendo, la parola dell’ex sindaco di Pignataro Maggiore, Giorgio Magliocca (Pdl, ex An) – arrestato l’11 marzo 2011 con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa – contro quella dell’attuale collaboratore di giustizia Giuseppe Pettrone. Ma Giorgio Magliocca è destinato a soccombere perché le rivelazioni di Pettrone sono state confermate in pieno dagli accertamenti dei valorosi magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Napoli (in particolare il pubblico ministero dott. Giovanni Conzo), anche sulla scorta di una testimonianza diretta del comandante della Stazione carabinieri di Pignataro Maggiore, maresciallo Antonio di Siena. Magliocca nega di aver mai avuto a che fare con Pettrone, oltre che con il boss Pietro Ligato, ma il maresciallo Antonio di Siena mette a verbale che fu proprio lui a sorprendere, in un’occasione, il camorrista Giuseppe Pettrone nell’ufficio del sindaco. Ecco tutta la storia, come l’apprende “Pignataro Maggiore News”.

Il giorno stesso dell’arresto, interrogato dal giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Napoli, dott.ssa Antonella Terzi, Giorgio Magliocca – avvalendosi, evidentemente, da indagato, del suo legittimo diritto di mentire – dice tra l’altro: “Assolutamente falso, proprio falso! Io a Pettrone non ho mai avuto un contatto”. Il Gip Antonella Terzi: “No, il Pettrone dice che venne Ligato sotto il Comune”. Magliocca replica: “L’ho letto anche io, io a Pettrone non l’ho mai visto, e né tanto meno l’ho visto con Ligato (…)”.
Come è noto, già il 30 settembre 2011 i nostri (pochi) lettori avevano avuto modo giorgio magliocca, antonio di siena, giuseppe pettrone, pietro ligato, vincenzo lubrano, francesco cascella di sapere di un incontro ravvicinato tra Giuseppe Pettrone e Giorgio Magliocca, una rivelazione avvenuta nel corso di un’udienza del processo che si sta svolgendo al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere a carico di Francesco Cascella (un nipote acquisito del defunto boss Vincenzo Lubrano), imputato di violenza privata con l’aggravante camorristica. Cascella è accusato delle pressioni operate insieme con il proprio zio Vincenzo Lubrano per far cacciare dal “Corriere di Caserta” il giornalista Enzo Palmesano, scomodo per la camorra e per i politici collusi.
Interrogato dal pubblico ministero dott. Giovanni Conzo, Pettrone – oltre a descrivere la caccia all’uomo del clan Lubrano-Ligato contro il giornalista – aveva sostenuto di aver ottenuto da un imprenditore dell’area industriale di Pignataro Maggiore, grazie alla spinta dell’ex sindaco Giorgio Magliocca, un certificato di lavoro taroccato per poter accedere a benefici quale l’affidamento ai servizi sociali, invece della detenzione: “Il certificato era falso, io non andavo a lavorare, facevo il camorrista, imponevo il pizzo, facevo le estorsioni. E ho ottenuto quel certificato, grazie a Magliocca, proprio perché ero un camorrista del clan Ligato”. 
Ancora prima di quel 30 settembre 2011, in data 22 marzo 2011 – anche se solo ora abbiamo avuto accesso alla relativa documentazione – Giuseppe Pettrone aveva dichiarato negli uffici della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, in particolare al dott. Giovanni Conzo: “La S. V. mi chiede se ho mai conosciuto personalmente Giorgio Magliocca e le riferisco che lo conosco molto bene tanto che nel 2005-2006 il maresciallo dei carabinieri di Siena mi trovò nell’ufficio del sindaco Magliocca solo insieme a quest’ultimo. In quell’occasione così come già in passato avevo chiesto al sindaco, che ben sapeva che ero affiliato al clan Ligato così come tutto il paese di Pignataro Maggiore, di farmi avere un attestato di lavoro per avere benefici di una pena alternativa e non scontare la pena definitiva che nel frattempo mi sarebbe arrivata. Il sindaco si prestò alla mia richiesta e anzi alla mia presenza chiamò un imprenditore (…) che disse al sindaco che mi avrebbe assunto (…). In realtà mi stavo precostituendo la documentazione per eludere il carcere atteso che la pena definitiva mi sarebbe stata notificata da lì ad un anno”.
Ma è l’annotazione di polizia giudiziaria del maresciallo Antonio di Siena, con la data del 21 marzo 2011, che in merito a quell’incontro Magliocca-Pettrone ha inchiodato definitivamente Giorgio Magliocca, confermando il racconto dell’ex camorrista e attuale collaboratore di giustizia Giuseppe Pettrone. “Alla fine dell’anno 2006 – ha riferito il comandante della Stazione carabinieri alla Direzione distrettuale antimafia -, una mattina, mi trovai all’interno del Comune di Pignataro Maggiore, in particolare ricordo che nel transitare innanzi all’ufficio del sindaco, notai che la porta era socchiusa e che all’interno vi era il noto pregiudicato Giuseppe Pettrone (…) che stava dialogando con il sindaco citato Giorgio Magliocca. La situazione mi appariva anomala, per questo bussai ed entrai all’interno dell’ufficio e chiesi al Pettrone il motivo per cui si trovava in quell’ufficio, questi alla presenza della citata Autorità comunale chiarì di trovarsi in quel posto perché stava chiedendo al sindaco un suo interessamento per un posto di lavoro. Il colloquio si concluse in mia presenza molto brevemente ed in particolare il sindaco Giorgio Magliocca promise un suo interessamento al fine di accontentarlo. Il pregiudicato Giuseppe Pettrone si allontanò dall’ufficio chiarendo che sarebbe ritornato in seguito per conoscere gli esiti”. L’interessamento del sindaco fu immeditato – sottolinea ancora Giuseppe Pettrone, che nel citato verbale del 22 marzo 2011 aggiungeva: “Lo stesso giorno fui fermato dai carabinieri di Pignataro Maggiore in località Camigliano e dissi ai carabinieri che mi avevano fermato che andavo di fretta perché stavo andando a fare un colloquio di lavoro”.
Un lavoro per finta, un attestato falso ottenuto da un camorrista grazie alla raccomandazione del sindaco Giorgio Magliocca. Sfortunato, in quell’occasione, Giorgio Magliocca, visto che proprio in quel momento si trovò casualmente a passare al Comune il maresciallo Antonio di Siena che ora, con il suo drammatico racconto, ha confermato la verità dei fatti come riferita dal collaboratore di giustizia Giuseppe Pettrone e ha sbugiardato l’ex sindaco.

Rosa Parchi

Il drammatico racconto del maresciallo dei carabinieri Antonio di Siena: “Nel suo ufficio il sindaco Giorgio Magliocca era a colloquio con il camorrista Giuseppe Pettrone”.ultima modifica: 2012-01-13T18:51:00+01:00da davidema2
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