Autorizzazione a procedere per Cosentino: i poteri forti hanno salvato Nick “o’merican”?

“[…] Un Paese dove non avevano più corso le idee, dove i principi ancora proclamati e conclamati venivano quotidianamente irrisi, dove le ideologie si riducevano in politica a pure denominazioni nel gioco delle parti che il potere si assegnava, dove soltanto il potere per il potere contava […]”. A leggere le parole usate da Leonardo Sciascia per spiegare il senso del romanzo “Il contesto”, nel quale denunciava la “mafiosizzazione” strisciante della società italiana, si comprende una buona parte dei motivi che hanno consentito a Nicola Cosentino di non finire in carcere. I media nazionali e locali, nelle ore immediatamente successive al voto alla Camera dei Deputati sulla richiesta inoltrata dal Gip del Tribunale di Napoli, Egle Pilla, si sono affannati per cercare di interpretare con il pallottoliere tra le mani i motivi del voto: colpa della spaccatura interna alla Lega Nord, alla faida politica tra bossiani e maroniani, oppure al garantismo dei Radicali.

Queste ragioni partitiche, derivanti da quella falsa dialettica che Cosentino-Papa.jpgSciascia definisce “gioco delle parti che il potere si assegnava”, forse rappresentano soltanto uno specchietto per le allodole. La realtà, visto quanto accaduto ieri, sembra essere un’altra. L’ex sottosegretario all’Economia – come sostenuto da ben quindici diversi giudici interessati dalle due inchieste che lo riguardano e per le quali sono state inoltrate due autorizzazioni a procedere per eseguire due ordinanze di custodia cautelare in carcere – non è semplicemente il “referente politico del clan dei casalesi”, ma uomo di potere che ha una rete di rapporti con i centri decisionali – legali o meno – che da anni influenzano le scelte delle istituzioni centrali. Oltre al coinvolgimento diretto nell’inchiesta “Il Principe e la (scheda) ballerina”, il nome di Cosentino – non a caso – compare tra quelli delle persone coinvolte nelle inchieste P3, P4 e quella sul consorzio per i rifiuti Ce 4.

Dici P3 e vengono alla mente i rapporti del coordinatore campano del Pdl con i “berlusconiani” che contano (Denis Verdini e Marcello Dell’Utri), oltre che quelli con dei noti massoni (Flavio Carboni, Arcangelo Martino e Pasqualino Lombardi). Scrivi P4 e vengono fuori i rapporti con Luigi Bisignani (ritenuto uno degli uomini più potenti d’Italia), Marco Milanese (e quindi con l’ex superministro all’Economia, Giulio Tremonti) e con le municipalizzate rosse dell’Emilia Romagna (per intenderci, quelle vicine al Pd che hanno investito soldi nella maxi centrale a Turbogas di Sparanise). A questi vanno aggiunti tutti i legami intrecciati, nell’ambito del gruppo di potere del Ce 4, con la criminalità organizzata che ha inventato il sistema delle ecomafie (Cipriano Chianese, il “clan dei casalesi” e le cosche partenopee che da anni fanno transitare rifiuti pericolosi da una parte all’altra del Paese) e con i “colletti bianchi” (funzionari e dirigenti di Stato compresi). Il consociativismo degli ultimi venti anni con il bassolinismo e i rapporti politici con l’ex ministro Martino hanno fatto il resto. Chi avrebbe dovuto autorizzare l’arresto di Nick “o’merican”?

Autorizzazione a procedere per Cosentino: i poteri forti hanno salvato Nick “o’merican”?ultima modifica: 2012-01-13T18:19:00+01:00da davidema2
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