Ma chi è Pasquale Garofalo e quali rapporti ha con la famiglia Fucile? Lo ha spiegato il comitato anticamorra poche settimane fa in un comunicato che vi riproponiamo.

 

“Amare Pignataro” è lo slogan dell’ingegnere Gaetano Fucile per la prossima candidatura a sindaco. Ma avrebbe potuto anche adottare “Amare San Cipriano d’Aversa”, visto che nella ridente cittadina – che si intreccia con Casal di Principe e Casapesenna – la famiglia Fucile ha trovato una solida alleanza per la sua attività imprenditoriale nel campo dell’edilizia.

Si tratta, però, di un’alleanza che – siamo in tema edilizio, appunto – ha fatto cadere una pesante tegola in testa alle ambizioni dell’ingegnere Gaetano Fucile (e della sua influente famiglia di origine) di diventare finalmente il primo cittadino di Pignataro Maggiore.

L’imprenditore Pasquale Garofalo, infatti, residente in San Cipriano d’Aversa – socio di Antonio Fucile (fratello dell’ingegnere Gaetano Fucile) nella “Appia antica costruzioni Srl”, con sede legale in Aversa, via Alfonso Gallo, 35 – è tra gli indagati per camorra nell’inchiesta “Normandia” della Direzione distrettuale antimafia di Napoli del 13 luglio del 2010 (indagini dei pubblici ministeri Antonello Ardituro e Marco Del Gaudio e del procuratore aggiunto Federico Cafiero de Raho). Tredici gli arresti, 73 le persone indagate. Pesanti  – per quello che qui interessa – le accuse nei confronti di Pasquale Garofalo.

Ma leggiamo nel dettaglio le carte della Direzione distrettuale antimafia. SCHIAVONE Nicola classe 1979 (figlio di Francesco Schiavone detto “Sandokan”), IOVINE Antonio, D’ALESSIO Raffaele, D’ANIELLO Michele, DE LUCA Giuseppe, GAROFALO Pasquale, DE LUCA Oreste, DELLA VOLPE Vincenzo, IOVINE Francesco, SCHIAVONE Mario classe 1966, SCHIAVONE Nicola classe 1978 (nipote di “Sandokan”), MERCADANTE Luigi classe 1977, BUSIELLO Salvatore, CATERINO Giacomo, CATERINO Paolo, DI SARNO Emilio, FERRARO Sebastiano classe 1964,  PICCOLO PAPA Giuseppe e SCHIAVONE Luigi sono indagati per “il delitto di cui all’articolo 416 bis – I, II, III, IV, V, VI e VIII comma, codice penale, per avere partecipato, nella consapevolezza della rilevanza causale del proprio apporto, ad una associazione di tipo mafioso denominata clan dei Casalesi, promossa, diretta ed organizzata, da Francesco SCHIAVONE di Nicola, da Nicola SCHIAVONE di Francesco, da Giuseppe MISSO e da Antonio IOVINE che, operando prioritariamente sull’intera area della provincia di Caserta, ma anche altrove, si avvale della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento ed omertà che ne deriva, per la realizzazione dei seguenti scopi: il controllo delle attività economiche, anche attraverso la gestione monopolistica di interi settori imprenditoriali e commerciali; il rilascio di concessioni e di autorizzazioni amministrative; l’acquisizione di appalti e servizi pubblici; l’illecito condizionamento dei diritti politici dei cittadini (ostacolando il libero esercizio del voto, procurando voti a candidati indicati dall’organizzazione in occasione di consultazioni elettorali) e, per tale tramite, il condizionamento della composizione e delle attività degli organismi politici rappresentativi locali; il condizionamento delle attività delle amministrazioni pubbliche; il reinvestimento speculativo in attività imprenditoriali, immobiliari, finanziarie e commerciali degli ingenti capitali derivanti dalle attività delittuose, sistematicamente esercitate (estorsioni in danno di imprese affidatarie di pubblici e privati appalti e di esercenti attività commerciali ed altro); assicurare impunità agli affiliati attraverso il controllo, realizzato anche con la corruzione, di organismi istituzionali; l’affermazione del controllo egemonico sul territorio, realizzata anche attraverso la contrapposizione armata con organizzazioni criminali rivali e la repressione violenta dei contrasti interni; il conseguimento, infine, per sé e per gli altri affiliati di profitti e vantaggi ingiusti. In particolare ognuno partecipava all’associazione svolgendo le seguenti funzioni: D’ALESSIO Raffaele, D’ANIELLO Michele, DE LUCA Giuseppe, GAROFALO Pasquale, DE LUCA Oreste, IOVINE Francesco, MERCADANTE Luigi classe 1977, BUSIELLO Salvatore, SCHIAVONE Luigi, CATERINO Giacomo, CATERINO Paolo, DI SARNO Emilio, PICCOLO PAPA Giuseppe quali imprenditori e comunque coadiutori di SCHIAVONE Nicola classe 78 e DELLA VOLPE Vincenzo nella gestione sistematica di un settore cruciale per l’organizzazione delle attività tipiche delle associazioni mafiose SCHIAVONE e IOVINE, ossia nel controllo degli appalti e nella gestione delle attività necessarie per le turbative dei pubblici incanti, nonché per le attività ad esse connesse, con conseguente fruizione da parte del clan di uno strumento di sostentamento stabile e di apparente provenienza lecita. In Casal di Principe, San Cipriano d’Aversa ed altri comuni della Provincia di Caserta, ed in altri luoghi del territorio nazionale, reato commesso dall’inizio del 2004, con condotta tutt’ora perdurante”.

E ancora: SCHIAVONE Nicola classe 1978, SCHIAVONE Luigi, SCHIAVONE Nicola classe 1979, SCHIAVONE Mario, CATERINO Giacomo, D’ALESSIO Giuseppe (poi deceduto), D’ALESSIO Raffaele, D’ANIELLO Michele, GAROFALO Pasquale, IOVINE Francesco, LETIZIA Giacomo, MARTINO Mario  sono sotto accusa “per il delitto previsto e punito dagli artt. 81 cpv., 110, 353, co. I e II, 7 DL 152/91, perché, in concorso tra loro e nelle qualità di seguito indicate, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, attraverso la predisposizione concordata di offerte con gli imprenditori partecipanti, nonché l’allontanamento mediante l’impiego della forza d’intimidazione derivante dall’appartenenza al clan dei Casalesi degli imprenditori non disponibili ad assecondarne le richieste, nonché attraverso la sistematica violazione del segreto di ufficio e gli accordi con i pubblici funzionari preposti alla gestione della gara nel singolo comune, turbavano il pubblico incanto relativo ai lavori necessari per la costruzione dell’impianto di immissione di acque reflue dei collettori Bonito Difesa nel canale “ex CasMez” presso il comune di Casal di Principe. In particolare: D’ANIELLO Michele, GAROFALO Pasquale, IOVINE Francesco, MARTINO Mario CATERINO Giacomo, quali imprenditori che direttamente o per interposta persona, si prestavano a concordare le offerte e fornire le cosiddette buste di appoggio per truccare la gara d’appalto. Con l’aggravante di aver commesso il fatto allo scopo di favorire l’organizzazione camorristica cosiddetta dei Casalesi ed in particolare la fazione egemone in Casal di Principe, facente capo a Francesco SCHIAVONE, Nicola PANARO e Nicola SCHIAVONE di Francesco, che incaricava della gestione del settore legato alla presenza del clan nel controllo degli appalti pubblici locali lo SCHIAVONE Nicola classe 1978. In Casal di Principe, fino al settembre 2004”.

E inoltre: SCHIAVONE Nicola del 1979 e IOVINE Antonio, BARBATO Antonio, BUONANNO Giuseppe, BUSIELLO Salvatore, CAPASSO Cipriano, D’ALESSIO Raffaele, D’AMBROSCA Mario, D’ANIELLO Antonio, D’ANIELLO Michele, DE ANGELIS Francesco, DE LUCA Giuseppe, DEL VILLANO Cesare, DELLA VOLPE Vincenzo, DI BELLO Luigi, DIANA Nicola, GAROFALO Pasquale, IOVINE Francesco, MARTINO Mario, MERCADANTE Luigi del ‘77, MOLITIERNO Antonio, NOVIELLO Bernardino, PICCOLO PAPA Giuseppe, PICCOLO PAPA Tiziana, RICCIO Armando, RUSSO Luigi, SCHIAVONE Nicola classe 1978, SORRENTINO Michele, ZIPPO Salvatore sono indagati “per il delitto previsto e punito dagli artt. 81, 110, 112 n. 1, 353, co. I e II, 61 n. 9 c. p.,  7 D.L. 152/91, perché in concorso tra loro e nelle qualità di seguito indicate, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso attraverso la predisposizione concordata di offerte con gli imprenditori partecipanti, nonché l’allontanamento mediante l’impiego della forza d’intimidazione derivante dall’appartenenza al clan dei Casalesi degli imprenditori non disponibili ad assecondarne le richieste, nonché attraverso la sistematica violazione del segreto di ufficio e gli accordi con i pubblici funzionari preposti alla gestione della gara nel singolo comune, turbavano il pubblico incanto relativo  all’aggiudicazione dei lavori di completamento impianto sportivo 3° lotto e dei lavori di realizzazione parcheggio con sottostanti locali pubblici alla frazione Villa S. Croce 1° lotto 3° stralcio –  presso il comune di Piana di Monte Verna.

In particolare: BARBATO Antonio, BUONANNO Giuseppe, BUSIELLO Salvatore, CAPASSO Cipriano, D’ALESSIO Raffaele, D’AMBROSCA Mario, D’ANIELLO Antonio, DE ANGELIS Francesco, DEL VILLANO Cesare, DI BELLO Luigi, DIANA Nicola, GAROFALO Pasquale, IOVINE Francesco, MARTINO Mario, MERCADANTE Luigi del 1977, MOLITIERNO Antonio, NOVIELLO Bernardino, PICCOLO PAPA Giuseppe, RUSSO Luigi, SORRENTINO Michele, ZIPPO Salvatore, quali imprenditori che direttamente o per interposta persona, si prestavano a concordare le offerte e fornire le cosiddette buste di appoggio per truccare la gara d’appalto”.

Uno scenario davvero inquietante, come è emerso dalle indagini e in particolare dalle numerose intercettazioni telefoniche e ambientali.

Ma come si intrecciano i rapporti tra la famiglia Fucile di Pignataro Maggiore e la famiglia Garofalo di San Cipriano d’Aversa? Naturalmente nella citata “Appia antica costruzioni srl”. Ma se i lettori avranno la pazienza di seguirci capiranno che il rapporto è, se possibile, ancora più profondo e intricato; ed emerge sullo sfondo non solo il ruolo di Antonio Fucile ma anche quello del fratello Gaetano Fucile (ufficialmente estraneo alla “Appia antica costruzioni srl”), l’ingegnere che è a nostro avviso la vera mente dell’operazione, imprenditoriale e politico-amministrativa allo stesso tempo, con uno scenario che si dispiega da San Cipriano d’Aversa e da Aversa fino a Pignataro Maggiore, quest’ultima teatro di un invasivo progetto di cementificazione.

Ecco il resto della storia. La società a responsabilità limitata “Appia antica costruzioni”, con capitale sociale di diecimila Euro, viene fondata il 28 gennaio 2005, in Aversa, via Tribunale, 8, con atto costitutivo redatto dal dottor Gennaro Fiordiliso, notaio in Sessa Aurunca. Dal notaio si presentano quattro persone: Pasquale Garofalo (ora – come si è detto – indagato per fatti di camorra), imprenditore, nato a Caserta nel 1974 e residente a San Cipriano d’Aversa; Mario Martinelli, architetto, nato a San Cipriano d’Aversa nel 1964 ed ivi residente; Antonio Fucile, che si qualifica – con modestia – semplice “operaio”, nato a Pignataro Maggiore nel 1965 ed ivi residente; Ciro Raffaele Pizzi, perito industriale, nato ad Aversa nel 1945 e ivi residente. Ognuno dei quattro soci sottoscrive una quota di 2.500 Euro; amministratore unico viene nominato l’architetto Mario Martinelli. Oggetto sociale della “Appia antica costruzioni srl”: l’acquisto, la vendita e la permuta di fabbricati di ogni tipo, nonché l’acquisto, la vendita la permuta di terreni di qualsiasi natura e specie anche rientranti nei piani particolareggiati o destinati all’edilizia economica e popolare; la lottizzazione e l’urbanizzazione di aree fabbricabili e terreni industriali; la costruzione, l’ampliamento, la sopraelevazione e la ristrutturazione di fabbricati di ogni tipo e genere in proprio e per conto terzi, completi di impianti ed opere connesse ed accessorie; opere di restauro e manutenzione di beni immobili sottoposti a tutela; l’esecuzione di lavori di terra con eventuali opere connesse in muratura e cemento armato di tipo corrente e di lavori di demolizione e sterri; la costruzione di opere speciali in cemento armato, le costruzioni e pavimentazioni di strade, autostrade, ponti, viadotti, ferrovie, metropolitane e dighe; costruzioni di acquedotti, gasdotti, oleodotti, opere di irrigazione e di evacuazione; opere fluviali, di difesa di sistemazione idraulica e di bonifica; la programmazione e fattibilità di opere edili e di costruzioni; l’assunzione di appalti privati pubblici e comunque l’esercizio di attività edili in genere; operazioni commerciali, mobiliari ed immobiliari, finanziarie e bancarie, necessarie o utili per il raggiungimento del proprio oggetto sociali”.

E’ un anno importante il 2005 per il riassetto complessivo delle attività imprenditoriali della famiglia Fucile, che è molto unita e si muove come un uomo solo, sotto la sempre vigile attenzione del patriarca Pietro Fucile, il mitico “Mastuppietro”, imprenditore ed esponente politico della vecchia Democrazia cristiana. Nel 2005, infatti, avvengono altre operazioni societarie, chiaramente nell’ambito di uno stesso disegno imprenditoriale.

Con scrittura privata del 19 ottobre 2005, autenticata dal notaio Emiddio Borrelli, in Pignataro Maggiore, la famiglia Fucile decide di sciogliere la vecchia “Costruzioni edili di Antonio Fucile e C., società in accomandita semplice”, cancellata dal registro delle imprese della Camera di commercio di Caserta il successivo 22 novembre 2005. La “Costruzioni edili di Antonio Fucile e C. Sas” era una società di chiara impronta familiare, senza alcun apporto esterno, con i seguenti incarichi (dall’11 aprile 1992) e quote sociali: Antonio Fucile (nato nel 1965), socio accomandatario, titolare di una quota di 33.632,36 Euro; Pietro Fucile, il famoso “Mastuppietro” (del 1930), socio accomandatario e – dal 31 dicembre 1992 – anche direttore tecnico, quota di 50.230,60 Euro; ingegnere Gaetano Fucile, l’aspirante sindaco di Pignataro Maggiore, nato nel 1960, socio accomandatario e – dal 31 dicembre 1992 – pure direttore tecnico, quota di 33.632,96 Euro; Angelo Fucile (del 1962), socio accomandante, quota di 33.632,96 Euro; Chiara Fucile (del 1973), socio accomandante, quota di 33.632,96 Euro.

Il 29 ottobre 2005, il solo Antonio Fucile si presenta davanti al notaio pignatarese Emiddio Borrelli per fondare una nuova società a responsabilità limitata con socio unico, denominata “Aco”, dichiarando stavolta di essere non “operaio” ma “artigiano” e “di non essere socio unico di altra società a responsabilità limitata o socio di una società in accomandita semplice”. La “Aco srl unipersonale” (capitale sociale diecimila Euro) sembra essere destinata ad un’attività edilizia nel solco della tradizione di famiglia, tanto è vero che, nell’assemblea ordinaria per l’approvazione del bilancio al 31 dicembre 2007, ricopre il ruolo di segretario il patriarca Pietro Fucile (ufficialmente estraneo alla società), mentre assume la presidenza il socio unico Antonio Fucile. Inoltre vi sono in cantiere progetti fondati sull’alleanza con i sanciprianesi della “Appia antica costruzioni srl”. Della “Appia antica costruzioni srl” si cominciò a sentire parlare a Pignataro Maggiore il 15 luglio 2005, quando con deliberazione del Commissario straordinario del Comune, la numero 28, adottata con i poteri della Giunta, venne conferito incarico al professor Fernando Bocchini, docente di diritto privato all’Università “Federico II” di Napoli, per esprimere un parere pro-veritate in merito ad una richiesta per un permesso di costruire avanzata alla stessa “Appia antica costruzioni”, un affare di rilevante importanza, una vera e propria cementificazione selvaggia. L’Ufficio tecnico comunale, sulla scorta del parere del professor Fernando Bocchini, rispose negativamente alla società richiedente, in data 4 ottobre 2005, con nota numero 8728; da qui il ricorso al Tribunale amministrativo regionale della Campania da parte della “Appia antica costruzioni”, che vinse, ma con motivazioni che rendevano comunque impossibile dare il via libera al nuovo grande affare edilizio della famiglia Fucile e dei suoi neo-alleati sanciprianesi.

Va detto che nelle vicende giudiziarie di Pasquale Garofalo né Antonio Fucile né altri esponenti della famiglia Fucile sono in alcun modo coinvolti. L’imbarazzo è, però, notevole e coinvolge lo stesso ingegnere Gaetano Fucile, non solo il socio di Pasquale Garofalo, Antonio Fucile. Un imbarazzo che viene da lontano, nato ancor prima dell’inchiesta per camorra su Pasquale Garofalo; al punto che il consigliere comunale di opposizione Gaetano Fucile pensò bene di assentarsi dal Consiglio comunale quando, il 10 ottobre 2008 (deliberazione numero 49), era all’ordine del giorno il riconoscimento del debito fuori bilancio per pagare l’onorario all’avvocato Fernando Bocchini che aveva sostenuto le ragioni del Comune nel giudizio davanti al Tar promosso dalla “Appia antica costruzioni srl” e per essa dal legale rappresentante architetto Mario Martinelli, quindi pure nell’interesse di tutti i soci, tra cui l’imprenditore Antonio Fucile, fratello dell’aspirante sindaco ingegnere Gaetano Fucile, leader della lista “Amare Pignataro”. Si può immaginare la situazione che si verrebbe a creare, con Gaetano Fucile sindaco, qualora la “Appia antica costruzioni srl” – con un indagato per camorra come Pasquale Garofalo e con Antonio Fucile, fratello del primo cittadino, compresi – decidesse di tornare alla carica con i suoi progetti di affari sul territorio di Pignataro Maggiore, città già tristemente nota come la “Svizzera dei clan”.


Comitato anticamorra

Ma chi è Pasquale Garofalo e quali rapporti ha con la famiglia Fucile? Lo ha spiegato il comitato anticamorra poche settimane fa in un comunicato che vi riproponiamo.ultima modifica: 2011-04-12T18:44:00+02:00da davidema2
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