BENI CONFISCATI ALLA CAMORRA: L’AGRONOMO DELLA COOPERATIVA “LE TERRE DI DON PEPPE DIANA – LIBERA TERRA” NON RISPONDEVA NEANCHE PIÙ ALLE TELEFONATE DEI VIGILI URBANI, MA DOPO IL NOSTRO ARTICOLO HA FATTO IN 5 GIORNI QUELLO CHE NON AVEVA FATTO IN OLTRE 5 MESI

PIGNATARO MAGGIORE – Un aggiornamento in merito all’articolo che abbiamo pubblicato in data 18 luglio 2020, con il titolo: “PIGNATARO MAGGIORE, “SVIZZERA DEI CLAN”: NELLA MORSA DEL DEGRADO E DELL’ABBANDONO I BENI CONFISCATI ALLA CAMORRA E AFFIDATI ALLA COOPERATIVA SOCIALE “LE TERRE DI DON PEPPE DIANA – LIBERA TERRA” – ECCO IL TESTO INTEGRALE DELL’ORDINANZA DEL SINDACO CHE AMMETTE LA GRAVITÀ DELLA SITUAZIONE ESISTENTE”.
La nostra denuncia ha avuto un effetto immediato: in data 23 luglio 2020 il comandante dei vigili urbani, Alberto Parente, ha infatti informato il sindaco Giorgio Magliocca, l’assessore competente Vincenzo Romagnuolo e il dirigente dell’Ufficio beni confiscati del Comune, ingegnere Girolamo Parente, che la cooperativa sociale “‘Le Terre di don Peppe Diana – Libera Terra’ ha ottemperato a quanto disposto con l’ordinanza di che trattasi”. Ci si riferisce all’ordinanza numero 48 del 16 luglio 2020 con il quale il sindaco si era finalmente deciso pure lui a chiedere di eliminare i problemi esistenti, dopo che le sollecitazioni dei vigili urbani erano rimaste lettera morta per molti mesi: la prima comunicazione del comandante Alberto Parente è dell’11 febbraio, la seconda del 13 maggio, la terza infine del 15 luglio 2020; ma c’erano state segnalazioni in epoca anche precedente, rimaste ugualmente senza risposta. Le telefonate del comandante Alberto Parente all’agronomo della cooperativa “Le Terre di don Peppe Diana – Libera Terra”, Roberto Fiorillo, non avevano sortito nessun effetto. Così si è arrivati alla nota dei vigili urbani del 15 luglio 2020, con la notizia che l’agronomo appena citato non rispondeva neanche più al telefono, mentre a Palazzo Scorpio (sede dell’Amministrazione comunale pignatarese) – aggiungiamo noi – si perdeva tempo invece di adottare drastici provvedimenti contro gli esponenti della cooperativa in questione e di informare la Prefettura di Caserta per le iniziative del caso.

Ma quando è stato pubblicato il nostro articolo qualcosa deve essere scattato nel sistema di gestione dei beni confiscati a Pignataro Maggiore e i dirigenti della cooperativa “Le Terre di don Peppe Diana – Libera Terra” hanno – come diceva una vecchia pubblicità di carburanti – “messo un Tigre nel motore” e fatto in soli cinque giorni (dal 18 al 23 luglio 2020) quello che non avevano fatto in oltre cinque mesi, a partire (almeno) dall’11 febbraio 2020.

Rosa Parchi

BENI CONFISCATI ALLA CAMORRA: L’AGRONOMO DELLA COOPERATIVA “LE TERRE DI DON PEPPE DIANA – LIBERA TERRA” NON RISPONDEVA NEANCHE PIÙ ALLE TELEFONATE DEI VIGILI URBANI, MA DOPO IL NOSTRO ARTICOLO HA FATTO IN 5 GIORNI QUELLO CHE NON AVEVA FATTO IN OLTRE 5 MESIultima modifica: 2020-08-30T18:33:34+02:00da davidema2
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