La farsa della politica “paesanotta” e il segno dei tempi che cambiano.

Vedere dirigenti politici sventolare le bandierine della militanza partitica è sempre uno spasso, soprattutto se i drappi ondeggiano nell’anno domini 2012, dopo tangentopoli e quasi venti anni di “berlusconismo”, o, per ricordare fatti più vicini ai cittadini di Pignataro, dopo uno scioglimento del consiglio comunale per condizionamenti diretti e indiretti della criminalità organizzata, e l’arresto di un sindaco (in carica) per concorso esterno in associazione mafiosa. Fatti che non spiegano da soli la catastrofe socio-politica e culturale di questo paese, ma che ne rappresentano sicuramente la punta dell’iceberg. Le due vicende sono i casi mediatici “polarizzanti” (soprattutto per alcuni organi di informazione) utili a nascondere – volontariamente o involontariamente – il coacervo di interessi di quella borghesia mafiosa che da quarant’anni controlla l’economia nella zona. In questo scenario desolante, le bandierine e i simboli partitici rappresentano una speranza per tanti militanti, ma anche uno scudo protettivo per l’imprenditoria di camorra presente sul territorio che da tempo riesce, non solo ad “avvicinare” leader politici senza scrupoli, ma anche ad avere entrature importanti nei posti che contano.

Non a caso nel decreto del Presidente della Repubblica di scioglimento del Pignataro Maggiore, Municipio.jpgConsiglio comunale nel 2000, più che parlare dei politici, l’allora Ministro dell’Interno Bianco si soffermava anche su altre disfunzioni: ”…gli accertamenti della commissione d’accesso i cui risultati hanno evidenziato lo stato di precaria funzionalità in cui tutti gli uffici comunali ed in modo particolare l’ufficio tecnico, che più direttamente ha risentito del costante ed incisivo condizionamento di carattere camorristico operato nei settori dei lavori pubblici e dell’edilizia privata”. Analizzando, inoltre, quanto accaduto dal 2000 a oggi, si scopre che i nomi e le facce sono cambiate, ma quella “precaria funzionalità” degli uffici comunali – per cause ancora da accertare in modo rigoroso – non sembra essere svanita. Parafrasando una famosa canzone di De Gregori, verrebbe da dire “ma tutto questo Alice non lo sa”. Nel nostro caso, tutto questo i dirigenti politici locali non lo sanno o – nella peggiore delle ipotesi – fanno finta di non saperlo. Ma c’è di più. Alcuni addirittura ostentano uno strano spirito di solidarietà umana e nessuno osa parlare di queste “strane” cointeressenze. Nessuno ha avuto il buon senso di porsi delle domande su certe dinamiche perverse (un politico che persegue il bene pubblico, dovrebbe avere la decenza di farlo).

Anche dirigenti storici di partiti di grande importanza sembrano aver perso la capacità di capire le reali esigenze dei cittadini attraverso l’analisi del contesto sociale ed economico. A riprova di questa miopia derivante anche dalla crisi della rappresentanza politica, c’è l’atteggiamento di alcuni che, di fronte a proposte di grande significato simbolico (avanzate da amministratori o da semplici cittadini), che dovrebbero dare avvio ad una sorta di “cultura del riscatto” (e non del ricatto) di una terra asservita per decenni agli interessi della criminalità organizzata e di tutta la borghesia mafiosa, rosicano perché si sentono esclusi. Per questo criticano e, intanto, continuano a sventolare la bandiera dell’appartenenza politica e a rivendicare il primato della classe politica storica, dimenticando due regole del buon senso: ogni cittadino, se fa proposte sensate (capacità che la politica da qualche tempo sembra aver perso), ha lo stesso diritto di essere ascoltato di qualsiasi altro esponente o militante di partito; quando si insiste a sostenere schematizzazioni che non comprendono l’analisi dei cambiamenti in atto, l’anacronismo rende ogni proposta estremamente patetica. Anche quando si riconosce il senso dei propri errori, si rende un servizio importante ad una comunità.

La farsa della politica “paesanotta” e il segno dei tempi che cambiano.ultima modifica: 2012-02-18T17:30:00+01:00da davidema2
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