Beni confiscati, l’amministrazione comunale s’è desta.

Dopo giorni di profonda catalessi e di inspiegabili ingolfamenti burocratici, l’amministrazione comunale di Pignataro Maggiore imprime una fulminea accelerazione alla valorizzazione dei beni confiscati. Il tanto atteso trasferimento del comando dei vigili urbani e della sala consiliare negli appartamenti confiscati al clan Ligato in via Ferdinando IV di Borbone, potrebbe diventare realtà già nelle prossime settimane e non più a settembre – come precedentemente preannunciato da voci provenienti da Palazzo Scorpio.

Il trasferimento deliberato dal commissario prefettizio Vincenzo Lubrano sembrava cosa fatta appena dopo le elezioni del 15 e 16 maggio, poi tutto si è impantanato. In questa settimana, invece, sono bastati molto meno dei cosiddetti “dieci giorni che sconvolsero il mondo” – come nel libro di John Reed – per invertire la rotta. A metà settimana, infatti, è stata convocata in fretta e furia la ditta Piccirillo per effettuare i lavori di adeguamento dello stabile alle nuove destinazioni. Nelle stesse ore è stato approvato il verbale di gara per la fornitura e l’istallazione dell’impianto di antifurto (vinta dalla ditta Elettro Luce di Pasquale Vendemia per 2.640 euro).

In un batter d’occhio è diventata realtà anche la distribuzione dei frutti del pignataro_4_copy_1_copy_1_copy_1.jpgpescheto appartenuto anch’esso al clan Ligato, in un primo momento considerati troppo maturi per essere utilizzati. Così è stata organizzata una manifestazione per la legalità il 17 luglio in piazza Umberto I, alla presenza dell’allegra banda di Libera Caserta e probabilmente dell’autorevolissimo presidente di Libera nazionale, don Luigi Ciotti.

Atteso che la campanella della ricreazione sui beni confiscati sembra essere finalmente suonata, si potrebbe prendere in considerazione l’idea di intitolare la nuova aula consiliare a una delle vittime dei clan locali. Uno su tutti potrebbe essere Franco Imposimato, fratello del giudice Ferdinando, ammazzato per una vendetta trasversale nel 1983. Nel corso del processo per la sua morte, insieme con il cassiere della mafia Pippo Calò, infatti, furono riconosciuti colpevoli proprio Vincenzo Lubrano, Antonio Abbate e Raffaele Ligato (quest’ultimo l’ex proprietario dello stabile di via Ferdinando IV di Borbone). In ogni caso rappresenterebbe un bel segnale.

Beni confiscati, l’amministrazione comunale s’è desta.ultima modifica: 2011-07-10T18:30:00+02:00da davidema2
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