CARCERE DURO ANCHE PER ANTONIO RAFFAELE LIGATO, OLTRE CHE PER IL FRATELLO PIETRO E IL PADRE RAFFAELE – IN UNA ORDINANZA E IN UNA SENTENZA DELLA CORTE DI CASSAZIONE I MOTIVI DELL’APPLICAZIONE DEL 41 BIS E DEL “NO” ALL’ISTANZA DI SCARCERAZIONE

PIGNATARO MAGGIORE – Pure per Antonio Raffaele Ligato, nato nel 1984, ricorrono le condizioni per il regime di detenzione previsto dall’articolo 41 bis (sorveglianza speciale) dell’ordinamento penitenziario, il cosiddetto “carcere duro”. Lo stesso trattamento, insomma, riservato al fratello maggiore Pietro Ligato e al padre Raffaele Ligato, mammasantissima del potente e sanguinario clan pignatarese che intreccia affari, delitti e parentele con la cosca Lubrano, alleata dei “corleonesi”. Moglie di Raffaele Ligato, come è noto, è Maria Giuseppa Lubrano, anch’essa pericolosissima “donna di rispetto”, sorella del defunto capomafia “don” Vincenzo Lubrano.

Le motivazioni del “carcere” duro per Antonio Raffaele Ligato sono contenute, tra l’altro, in una ordinanza della settima sezione penale della Corte di Cassazione – la numero 606, emessa a seguito dell’udienza del 18 ottobre 2012 – con la quale è stato dichiarato inammissibile il ricorso e condannato il camorrista al pagamento delle spese processuali e di mille Euro alla cassa delle ammende. Pubblichiamo in coda a questo articolo il testo integrale dell’appena citata ordinanza nella quale si sottolinea la “attuale pericolosità sociale del reclamante quale desumibile dalla sua affiliazione, con ruolo di dirigente ed organizzatore, all’omonimo clan diretto dal padre Raffaele e dal fratello Pietro” e, inoltre, “la effettiva sussistenza delle eccezionali ragioni di ordine e di sicurezza che avevano legittimato l’adozione del regime differenziato, in assenza di elementi sintomatici del venir meno del vincolo associativo e di una cessazione della capacità del prevenuto di fattivo ed illecito collegamento con l’esterno”.

Pubblichiamo, altresì, la sentenza – la numero 13038, a seguito dell’udienza del 3 dicembre 2014 – con la quale la prima sezione penale della Corte di Cassazione ha respinto l’infondato ricorso di Antonio Raffaele Ligato che pretendeva la scarcerazione “per decorrenza del termine massimo di custodia cautelare” e lo ha condannato al pagamento delle spese processuali. Al figlio del boss risulta essere stata inflitta una pena di nove anni di carcere per partecipazione ad associazione di stampo camorristico, confermata – ricorda la Corte di Cassazione – dalla decisione di secondo grado, resa in data 25 febbraio 2014.

Ligato Antonio Raffaele sentenza

Ligato Antonio Raffaele sentenza 2

Rosa Parchi

CARCERE DURO ANCHE PER ANTONIO RAFFAELE LIGATO, OLTRE CHE PER IL FRATELLO PIETRO E IL PADRE RAFFAELE – IN UNA ORDINANZA E IN UNA SENTENZA DELLA CORTE DI CASSAZIONE I MOTIVI DELL’APPLICAZIONE DEL 41 BIS E DEL “NO” ALL’ISTANZA DI SCARCERAZIONEultima modifica: 2015-11-16T17:50:17+01:00da davidema2
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