INTERDITTIVA ANTIMAFIA: L’AVVOCATURA DELLO STATO INCREDIBILMENTE SBAGLIA LA NOTIFICA DEL RICORSO DEL MINISTERO DELL’INTERNO E DELLA PREFETTURA DI CASERTA – LA FAMIGLIA CATURANO CANTA VITTORIA PER LA SENTENZA DEL CONSIGLIO DI STATO, MA A TORTO

PASTORANO – La terza sezione del Consiglio di Stato, con sentenza numero 2035/2015 depositata in segreteria in data 22 aprile 2015, ha dichiarato inammissibile il ricorso del Ministero dell’Interno e della Prefettura di Caserta contro la sentenza numero 5086/2013 che aveva annullato l’interdittiva antimafia a carico di “Caturano autotrasporti Srl” (legale rappresentante Pietro Caturano) con sede in Maddaloni. Si tratta soltanto di una delle varie interdittive antimafia emesse a carico della famiglia Caturano e della sola sentenza del Consiglio di Stato per la quale gli imprenditori in questione possono (a torto, come si vedrà) cantare vittoria; ma puntuale è arrivato il 22 aprile 2015 il comunicato stampa a firma della giornalista professionista dottoressa Mariarosaria Di Cicco nell’interesse dei potenti imprenditori i cui pervasivi affari si sviluppano anche nell’Agro caleno, in particolare sul territorio del Comune di Pastorano.

Pubblichiamo in coda a questo articolo i testi integrali del comunicato stampa della famiglia Caturano e della sentenza del Consiglio di Stato numero 2035/2015, documenti appena entrambi citati.

La sentenza in questione è frutto di una incredibile cantonata dell’Avvocatura dello Stato che ha sbagliato la notifica del ricorso del Ministero dell’Interno e della Prefettura di Caserta all’indirizzo dell’avvocato presso il quale “Caturano autotrasporti Srl” e Pietro Caturano avevano eletto domicilio. Si legge, infatti, nella sentenza del Consiglio di Stato: “Come risulta dalla ricevuta di accettazione del plico raccomandato da parte dell’Ufficio Postale sottoscritta dall’Avvocato dello Stato, l’appello del Ministero è stato spedito alla “via G. Verde n.48, 80121, Napoli” e cioè presso un indirizzo inesistente. Il relativo plico è stato rispedito a Roma e consegnato presso il centro postale Rm, Roma Fiumicino, in data 16.6.2014. Come risulta dalla stessa sentenza appellata, nel corso del giudizio di primo grado, i ricorrenti avevano ritualmente eletto domicilio in Napoli, alla via Martucci n.48 presso lo studio dell’Avv. Luciana Verde. Conseguentemente l’appello non è mai stato consegnato né agli appellati, né ad alcun altro”. Solo per questo colossale sbaglio dell’Avvocatura dello Stato – è bene sottolinearlo ancora una volta – la famiglia Caturano ha potuto avere in tale caso partita vinta al Consiglio di Stato, ma non può cantare vittoria nel merito delle pesanti accuse della Prefettura di Caserta all’origine dell’emissione dell’interdittiva antimafia. Vediamo perché, facendoci aiutare da un’altra sentenza della terza sezione del Consiglio di Stato, la numero 4450/2014 (ugualmente pubblicata in coda a questo articolo), a carico tra gli altri di Antimo Caturano, molto conosciuto anche per la carica di consigliere provinciale; decisione che aveva confermato una diversa interdittiva antimafia riformando una precedente sentenza del Tar della Campania. Nella sentenza del Consiglio di Stato numero 4450/2014 si faceva riferimento proprio alla sentenza del Tar 5086/2013 contro la quale la Prefettura di Caserta e il Ministero dell’Interno avevano presentato il ricorso incredibilmente non notificato dall’Avvocatura dello Stato; sentenza 5086/2013 che richiamava un’altra decisione del Tribunale amministrativo regionale, la numero 1901/2013. Il Consiglio di Stato, nella citata sentenza 4450/2014, faceva piazza pulita delle sentenze del Tar della Campania 5086/2013 e 1901/2013, affermando che la società Caturano Autotrasporti “è stata destinataria nel 2012 di un provvedimento interdittivo antimafia annullato dalla sentenza del Tar Campania n. 5086 del 2013 sulla base di un rinvio per relationem ad un precedente del medesimo Tar n.1901 del 2013. Tuttavia la sentenza di questo Consiglio di Stato, Sez. III, n.3208 del 2014 del 5 giugno 2014 ha riformato la sentenza del Tar Campania n.1901 del 2013 richiamata per relationem. Nella sopradetta sentenza n.3208/2014, questo Consiglio di Stato ha ritenuto che erroneamente il Tar, nella sopradetta pronunzia n.1901/2013, non abbia attribuito rilievo a quanto emerso nel corso delle indagini relative al procedimento penale n.36856/2001 R.G.N.R., mod. 21 della D.D.A del Tribunale di Napoli, in cui risultava la contiguità di Caturano Pietro, padre di Caturano Aniello, con il “clan dei casalesi” in relazione ai rapporti intercorsi con Perreca Antimo, capo zona nel comune di Recale e zone limitrofe”. Rasi al suolo i due pilastri (cioè le sentenze del Tar 5086/2013 e 1901/2013), crolla l’intero castello della difesa della famiglia Caturano, nonostante la colossale cantonata dell’Avvocatura dello Stato. A beneficio dei nostri pochi ma affezionati lettori, pubblichiamo anche la suddetta sentenza numero 3208/2014 del Consiglio di Stato che annullò la sentenza del Tar 1901/2013. Il quadro, così, è chiaro e completo. Ora attendiamo che le Autorità competenti provvedano ad accertare tutte le responsabilità a carico dei soggetti che all’Avvocatura dello Stato sono stati protagonisti della incredibile vicenda che abbiamo raccontato.

Caturano-3208-14

Caturano-Antimo-sentenza-Consiglio-di-Stato

Caturano-comunicato-stampa

Caturano-sentenza-Cds-2035-2015

Rosa Parchi

INTERDITTIVA ANTIMAFIA: L’AVVOCATURA DELLO STATO INCREDIBILMENTE SBAGLIA LA NOTIFICA DEL RICORSO DEL MINISTERO DELL’INTERNO E DELLA PREFETTURA DI CASERTA – LA FAMIGLIA CATURANO CANTA VITTORIA PER LA SENTENZA DEL CONSIGLIO DI STATO, MA A TORTOultima modifica: 2015-04-23T18:14:17+02:00da davidema2
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