CHIESTA L’ARCHIVIAZIONE DELLA QUERELA DELLA MAGLIOCCHIANA DI “LIBERA” TINA CIOFFO CONTRO I GIORNALISTI ENZO PALMESANO E DAVIDE DE STAVOLA

PIGNATARO MAGGIORE – La Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere (Pubblico ministero dottoressa Manuela Persico) ha chiesto l’archiviazione della denuncia presentata dalla magliocchiana Annunziata Cioffo detta Tina per un articolo pubblicato dal quotidiano online www.pignataronuova.it, querela a seguito della quale erano stati iscritti nel registro degli indagati con l’accusa di diffamazione a mezzo stampa i giornalisti Enzo Palmesano e Davide De Stavola. Tina Cioffo – che si presenta come giornalista pubblicista, collaboratrice del quotidiano “Il Mattino” e dirigente dell’Associazione “Libera” in provincia di Caserta –, con i suoi avvocati, si è opposta alla richiesta di archiviazione e il Giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, dottor Massimo Urbano, ha convocato la Camera di consiglio per il 26 settembre 2013.

L’inchiesta giornalistica in questione fu pubblicata in data 23 gennaio 2011, con il titolo: “Ecco finalmente il dossier che vi svela come mai Libera e Don Ciotti credono che Magliocca e altri sindaci siano concretamente contro la camorra”, sommario: “Questo è il sistema: tu mi dai un incarico professionale al Comune di Pignataro e noi scriviamo bene di te e veniamo a fare manifestazioni antimafia nel tuo Comune… tanto don Ciotti non ne saprà mai niente”. Un articolo che si inseriva nella durissima polemica sulla scandalosa gestione dei beni confiscati alla camorra a Pignataro Maggiore, sulla carta acquisiti al patrimonio indisponibile del Comune ma in realtà rimasti nelle mani delle cosche, con gravissima responsabilità dell’allora sindaco Giorgio Magliocca (Pdl, ex An). Tra i gestori dei beni – ugualmente e pesantemente responsabile – vi era il Consorzio di cooperative sociali “Icaro”, con l’ex presidente Gabriele Capitelli, di cui al riguardo sono conosciute – come peraltro di Magliocca – le vicende giudiziarie non ancora definite con sentenza passata in giudicato. Ricordiamo che Giorgio Magliocca fu arrestato l’11 marzo 2011 con le accuse di concorso esterno in associazione mafiosa e omissione di atti d’ufficio con l’aggravante camorristica; miracolosamente assolto in primo grado, con il rito abbreviato, dal Giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Napoli “perché il fatto non sussiste”, è ora in attesa del processo d’appello chiesto dal valoroso pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia, dottor Giovanni Conzo (prossima udienza il 29 novembre 2013). “Icaro” e Capitelli, come del resto Giorgio Magliocca, erano incredibilmente sponsorizzati da esponenti casertani dell’Associazione “Libera”. Giorgio Magliocca e il marito di Tina Cioffo (Giovanni Zara, sindaco di Casapesenna fino al 10 febbraio 2009, eletto il 13 aprile del 2008), inoltre, appartenevano alla stessa covata politica e amicale, in quanto entrambi legatissimi all’ex senatore Pdl ex An di Casal di Principe, avvocato Gennaro Coronella, quest’ultimo conosciuto a Pignataro Maggiore come – in dialetto casalese – “’u cumper’ Genner’” perché testimone di nozze del pluri-indagato e pluri-imputato ex sindaco pignatarese. Coincidenza volle che – mentre si sviluppavano iniziative di facciata, con l’assurdo contributo di “Libera”, per creare la leggenda inventata di sana pianta di “Giorgio Magliocca sindaco anticamorra” – l’Amministrazione comunale di Pignataro Maggiore, con deliberazione di Giunta numero 173 del 23 ottobre 2007, affidò un succoso incarico professionale a Giovanni Zara, avvocato di fresca iscrizione all’albo con la data del 5 ottobre 2007, all’epoca consigliere comunale di Casapesenna.  Una bella dimostrazione di cameratesca amicizia dal “cumper’” di Coronella Giorgio Magliocca al guaglione di Coronella Giovanni Zara. Poteva passare sotto silenzio – giornalisticamente parlando – una vicenda del genere? Lo chiediamo alla giornalista Tina Cioffo, anche se – avendo presentato querela – di certo non vorrà darci ragione. Ma anche lei sa che i giornalisti di www.pignataronuova.it erano nel giusto. Del resto pure in altre vicende il quotidiano online (che ha purtroppo cessato le pubblicazioni), di cui era editore e direttore editoriale il giornalista Salvatore Minieri e direttore responsabile Davide De Stavola, ha scoperchiato imbarazzanti altarini, senza fermarsi davanti ad alcun santuario che si vorrebbe inviolabile. Noi giornalisti pignataresi facciamo i giornalisti, non gli impiegati, gentile collega Tina Cioffo.

E in quell’inchiesta giornalistica che tanto è dispiaciuta a Tina Cioffo non c’era nulla di diffamatorio. Non a caso, il pubblico ministero dottoressa Manuela Persico ha chiesto l’archiviazione del procedimento penale “perché il fatto non costituisce reato”. In particolare – aggiunge il Pm – “la frase secondo cui ‘questo è il sistema: tu mi dai un incarico professionale al Comune di Pignataro e noi scriviamo bene di te e veniamo a fare manifestazioni antimafia nel tuo Comune… tanto Don Ciotti non ne saprà mai niente’ appare avere in sé un contenuto di mera riflessione critica ed essere solo espressione del diritto di manifestazione del pensiero del giornalista redattore”.

Per concludere, vorremmo dare un consiglio sincero e disinteressato alla famiglia Zara-Cioffo: evitate di avere a che fare con soggetti discussi (come Giorgio Magliocca e altri), altrimenti c’è il rischio di trovarsi in situazioni spiacevoli e imbarazzanti. Come si sa, Giovanni Zara (unico candidato, senza avversari) fu eletto primo cittadino di Casapesenna per volontà del potente ex sindaco Fortunato Zagaria, che nell’Amministrazione Zara ritagliò per sé la carica di vice-sindaco. Fortunato Zagaria fu poi arrestato, a seguito di un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, perché aveva ordito un complotto per mandare a casa Giovanni Zara, sindaco pesantemente minacciato perché “colpevole” tra l’altro di diffondere – nel paese dell’altro Zagaria, il superboss “don” Michele – coraggiose dichiarazioni contro la camorra e a sostegno delle forze dell’ordine che arrestavano i latitanti. Dichiarazioni in cui – ne siamo certi – c’era pure il lodevole zampino della moglie giornalista Tina Cioffo. Tutta la nostra solidarietà a Giovanni Zara (e alla moglie) per la vicenda, appena descritta, che lo vide acerrimo e coraggioso avversario di Fortunato Zagaria e dello strapotere del boss Michele Zagaria. Ma a noi, se qualcuno ci dicesse di candidarci a sindaco con un’unica lista, senza avversari, in una pericolosa città come Pignataro Maggiore la “Svizzera dei clan” (o Corleone o, nel caso, Casapesenna), non ci prepareremmo a fare una campagna elettorale con il Fortunato Zagaria di turno, ma chiameremmo subito i carabinieri. Né ci sogneremmo mai – anche se fosse “cumper’” di qualche amico – di dare man forte a soggetti come Giorgio Magliocca che lasciava i beni confiscati nelle mani della camorra e che, alla vigilia delle elezioni comunali di Pignataro Maggiore del 2002, quando fu eletto sindaco per la prima volta, da consigliere provinciale di An (lo stesso partito dell’ex senatore Gennaro Coronella e dell’ex sindaco Giovanni Zara) si incontrò almeno tre volte con il boss mafioso Lello Lubrano ucciso in un agguato il 14 novembre 2002.

Rosa Parchi

CHIESTA L’ARCHIVIAZIONE DELLA QUERELA DELLA MAGLIOCCHIANA DI “LIBERA” TINA CIOFFO CONTRO I GIORNALISTI ENZO PALMESANO E DAVIDE DE STAVOLAultima modifica: 2013-07-13T18:33:00+02:00da davidema2
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