Il corteo si è concluso con una conferenza stampa in cui gli esponenti del Comitato ambientalista hanno denunciato ancora una volta la gravità dei danni provocati dal disastroso incendio di quattro mesi fa e sui rischi che ancora incombono sulla popolazione. Precise le richieste del Comitato Bellona/Triflisco: “revoca immediata delle autorizzazioni, ordinanza in danno tante volte promessa e sempre procrastinata con motivazioni ambigue, convocazione di un tavolo tecnico permanente nel quale tutti i protagonisti istituzionali di questo processo si adoperino concretamente in vista dell’obiettivo comune”.
Massiccia (un inutile spreco di risorse) la presenza di polizia, carabinieri e Guardia di Finanza per tenere sotto controllo manifestanti pacifici che si controllavano benissimo da soli (tra gli altri, bambini con palloncini colorati). Invece per anni a Bellona – colpevolmente – nessuno mai ha impiegato un solo uomo degli apparati dello Stato per controllare che cosa si accumulasse nel sito dell’Ilside, fino all’incendio annunciato. A Bellona, insomma, lo Stato fa finta di nulla se si lancia l’allarme Ilside (o anche, scherzano amaramente i buontemponi locali, l’allarme di guerra atomica imminente), ma se i cittadini che non vogliono farsi ulteriormente avvelenare organizzano un corteo ambientalista ecco che scatta l’allarme planetario con la calata di reparti anti-sommossa. Povera Bellona, povera Italia.
La fotografia che pubblichiamo a corredo di questo articolo è stata scattata dal giornalista Enzo Palmesano.
Rosa Parchi