PIGNATARO MAGGIORE – Altro che semplice (per quanto drammatico) epilogo di una banale lite. Il tentato omicidio di Michele Lettieri, avvenuto a Pignataro Maggiore giovedì 10
La conferma è arrivata quando i carabinieri hanno arrestato, con l’accusa di concorso in
Francesco Parisi e Raffaele Lubrano fu Antonio sono elementi di primo piano della consorteria criminale e – come tutti gli altri, a cominciare dall’attuale capomafia Giuseppe Lubrano, dal fratello Gaetano Lubrano fu Vincenzo e dall’articolazione più spiccatamente “pignatarese-corleonese” Lubrano-Romagnuolo – erano a piede libero. Tornato in libertà pure Michele Lettieri, si è immediatamente riproposta la questione degli spazi di potere criminale da trasformare in denaro, riaprendo una discussione non nuova tra lo stesso Lettieri, da una parte, e le famiglie Lubrano e Ligato dall’altra. Basti pensare che le richieste di denaro ad opera del detenuto Michele Lettieri (in carcere nella stessa cella di Vincenzo Lubrano) erano state al centro di una conversazione intercettata dai carabinieri nella villa bunker di “don” Vincenzo già il 12 agosto 2003, a cominciare dalle ore 20,43, recante il numero progressivo 26512.
Delle richieste di denaro di Michele Lettieri – che avevano fatto imbestialire di brutto il
Non sappiamo quale sia stata la decisione di Vincenzo Lubrano e Raffaele Ligato (attualmente in carcere) sulla sorte di Michele Lettieri: se mandargli una quota dei soldi ricavati dalle attività criminali (metterlo a stipendio o a percentuale) o, appena possibile, eliminarlo. Nella già richiamata intercettazione ambientale, Pietro Ligato (anch’egli adesso detenuto) si schierò immediatamente per la soluzione dura, di forza: “A Michele non gli mandate niente (…). Metto la testa a ucciderlo proprio appena…”. E Vincenzo Lubrano: “Deve avere solo due botte addosso e basta”. Sempre dall’intercettazione si apprendeva che Vincenzo Lubrano tentò di mandare via da Pignataro Maggiore Michele Lettieri, di convincerlo a trasferirsi – una volta scarcerato – nella zona tra San Felice a Cancello e Santa Maria a Vico, ma non ci fu niente da fare. “E allora io pensai – aggiunse Vincenzo Lubrano – che questo vuol essere ‘arricettato’ (traduzione: ‘ucciso’) a Pignataro”. Nessuna sorpresa, pertanto, quando per poco Michele Lettieri – ad opera di Francesco Parisi e Raffaele Lubrano fu Antonio – non è stato davvero “arricettato a Pignataro”, giovedì 14 aprile 2014.
Alla luce di penetranti indagini che sicuramente sono già in corso, non potrà non emergere che i motivi del regolamento di conti sono la spartizione degli spazi criminali e la conseguente raccolta di soldi. Lettieri era evidentemente tornato a bussare a denari, a “parlare malamente”. Ma stavolta non c’erano le sbarre del carcere a proteggerlo dai colpi di pistola del clan Lubrano.
Rosa Parchi