Che cosa significa se qualcuno – detenuto con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e spaventato dalla possibilità di essere condannato a molti anni di carcere – trova il tempo e la voglia di parlare di concorsi? È una delle tante domande che ci si pongono nel riflettere sulle intercettazioni ambientali effettuate nel carcere di Avellino – su disposizione della Direzione distrettuale antimafia di Napoli – a carico dell’ex sindaco di Pignataro Maggiore, Giorgio Magliocca, durante i colloqui con i suoi familiari. C’è una particolare intercettazione che non mancherà di attirare l’attenzione del mondo politico locale, dei dipendenti comunali (soprattutto se freschi vincitori di concorso) e forse anche dei valorosi magistrati della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, dott.sse Patrizia Dongiacomo e Giorgia De Ponte, che indagano appunto sui concorsi comunali di Pignataro Maggiore, svoltisi nel 2010.
L’intercettazione citata è del 18 maggio 2011, quando Giorgio Magliocca riceve la visita dei genitori (Luigi Magliocca e Maria Grazia Del Vecchio) e della moglie Stefania Forlingieri. I dialoghi, annotano gli ufficiali di polizia giudiziaria verbalizzanti, “non sono comprensibili”, ma si riesce comunque a capire che Giorgio Magliocca “è preoccupato per una serie di udienze civili”. E una di queste
Nei colloqui captati nel carcere di Avellino, inoltre, viene fatta chiarezza sul significato da attribuire alla scelta del rito abbreviato, con il quale Giorgio Magliocca sarà giudicato il 20 dicembre 2011. Anche in queste ore gli amanuensi e i fotografi magliocchiani tentano di far passare la tesi secondo la quale si sarebbe trattato di una scelta del nuovo avvocato di Magliocca, difensore convinto che la situazione del suo assistito si sarebbe evoluta positivamente. In realtà, la scelta del giudizio abbreviato – che in caso di condanna prevede la riduzione di un terzo della pena – è antica ed è stata fatta dallo stesso Giorgio Magliocca, che ne parla in una intercettazione del 20 aprile 2011, quando riceve la visita dei propri genitori e della moglie. Giorgio Magliocca chiede al padre se “si è informato su quanti anni di carcere potrebbero dargli” per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Il padre, Luigi Magliocca, ribatte: “Ma di che cosa stiamo parlando?”. L’ex sindaco di Pignataro Maggiore si commuove, come aveva già fatto in precedenza, si guarda intorno e ribatte: “E di che stiamo parlando, papà”. Giorgio Magliocca aggiunge allora che “si potrebbe pensare ad un rito abbreviato”. Poco prima, Giorgio Magliocca aveva pianto e il padre gli aveva detto: “Giorgio, ti hanno incastrato a papà”, con evidente riferimento alla tesi magliocchiana del “complotto” ai suoi danni.
Ma la strada del presunto “complotto” – la stessa famiglia Magliocca se ne rende conto – è molto difficile da percorrere; loro stessi ammettono che è impossibile minare la credibilità del giornalista Enzo Palmesano, autore di molte inchieste sul sistema di potere magliocchiano. Nel verbale di intercettazioni del 18 maggio 2011 sono riportate le parole della moglie dell’ex sindaco pignatarese, Stefania Forlingieri, che racconta al marito: “Enzo Palmesano ha scritto più volte” al valoroso pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, dott. Giovanni Conzo, quindi “tutta la vicenda relativa a Giorgio parte da questa persona”. E Giorgio Magliocca incredibilmente risponde, in merito al suo arresto: “Hanno fatto un favore a Palmesano”. La madre, Maria Grazia Del Vecchio, sostiene a sua volta che “un giudice non può dare credito ad un
Rosa Parchi